ATTENZIONE! Leggendo questa fanfic troverete pesanti spoiler se non siete ancora arrivati al 16° volume del manga (più precisamente al capitolo 140), o se non avete visto fino alla puntata 81 dell'anime!
P.S. Questa è la versione ampliata, riveduta e corretta della storia che prima si intitolava "Ritorno a Casa".


Un nuovo vento al tuo fianco
Capitolo 1

«Fermatevi».
«S-sei sicuro che…».
«Ho detto di fermarvi».
«Ok…».
Senza ulteriori esitazioni i due genin, un maschio e una femmina, posarono a terra il ragazzino che avevano sorretto fino a quel momento. I tre stavano fuggendo ormai da molte ore, ma finalmente le ombre della foresta di Konoha sembrarono diventare più rade: si stavano avvicinando ai confini occidentali del Paese del Fuoco.
Era dall'ultima battaglia che tra loro era sceso il silenzio… Non che prima avessero mai comunicato più di tanto, a parte lo stretto necessario durante le missioni. Pur appartenendo alla stessa squadra i componenti del gruppo si rivolgevano quasi come estranei l'un l'altro, non come chi ha spesso combattuto insieme. Ma un osservatore attento avrebbe subito capito che i tre ragazzi non erano semplici compagni… I tre ninja erano fratelli.
Fratelli uniti ma anche divisi da un passato che avrebbero voluto in gran parte dimenticare, e da un presente difficile da accettare, e che solo dopo molte difficoltà avevano raggiunto una sorta di intesa. Ma poi era accaduto qualcosa che aveva rimesso in discussione tutto il loro mondo…un fatto inaspettato che aveva cancellato tutto ciò che erano riusciti a creare, aprendo nel contempo nuove strade.

«Gaara, sei sicuro di farcela da solo?».
«Non preoccuparti».
Il ninja dal cappuccio nero tornò silenzioso. Temari lo osservò: Kankurou sembrava molto affaticato, probabilmente doveva ancora recuperare il chakra assorbito dagli insetti di quello stravagante ninja di Konoha…
«Perché non ci fermiamo per riposare, questa notte? Ormai è da quasi un giorno che corriamo senza un attimo di tregua», propose la kunoichi approfittando di quell'attimo di pausa.
«Ma qualche ninja della Foglia potrebbe essere sulle nostre tracce…».
«Ne dubito, non si spingerebbero cos tanto verso i confini del loro Paese solo per catturare dei genin come noi», lo contraddisse la ragazza.
Proprio mentre il maggiore dei suoi fratelli stava per ribattere, Gaara tagliò corto dicendo: «Voglio dormire, per questa notte sosteremo qui».
Dormire? Gaara non poteva dormire! Voleva forse provocare un altro disastro?!
Poi i due ragazzi più grandi lo guardarono e capirono che doveva essere esausto, forse più di loro…che dormisse o no, sicuramente aveva bisogno di un po' di riposo.
«Rimarrò io di guardia, d'accordo?», chiese Temari.
«Per me va bene», fu la risposta di Kankurou, mentre Gaara si limitò ad annuire prima di ritirarsi in disparte e scomparire tra le ombre.
I radi alberi stavano pian piano diminuendo sostituiti da una brulla pianura, e le loro chiome si stagliavano contro il cielo sempre più scuro e sfumato di rosso. Presto, però, il sole scomparve per fare spazio a una quieta notte senza luna.

Tutto era avvolto nel silenzio, interrotto solamente dagli sporadici versi di qualche animale selvatico, segno che i tre genin si trovavano lontano da centri abitati…chi mai avrebbe voluto vivere in un posto tanto desolato, dopotutto? Non di certo la gente del Paese del Fuoco. A Temari sembrò ironico che, al contrario, esistessero persone come lei nate e cresciute nel deserto.
La ragazza era abituata a mettere da parte le proprie debolezze e timori eppure, mentre vegliava solitaria pronta a captare il più piccolo rumore sospetto, si ritrovò a pensare alla propria casa. Cosa sarebbe accaduto una volta tornati? Temari era preoccupata delle conseguenze di una guerra che non aveva approvato fin dall'inizio…come tante delle altre decisioni del Kazekage loro padre. Ma lei e i suoi fratelli non erano altro che strumenti del loro villaggio, e obbedire agli ordini era il dovere di ogni ninja.
«Dannazione…», imprecò sommessamente la ragazza, poi sospirò e cercò di pensare a qualcos'altro.
Prevedibilmente, il primo pensiero che le si affacciò alla mente fu proprio quello che fino ad allora era riuscita a rimuovere: cosa stava facendo Gaara, in quel momento? Aveva detto che voleva dormire, ma che questo fosse possibile Temari lo dubitava fortemente. Anche sé, doveva ammetterlo, ultimamente era rimasta sorpresa in più di una situazione…
Voltando la testa, la kunoichi non riusc a sopprimere una smorfia: Kankurou sicuramente non aveva problemi di quel tipo, dato che dormiva profondamente!
Tornando a perlustrare i dintorni del loro accampamento, Temari notò che il cielo stava diventando più chiaro, anche se il sole doveva ancora sorgere oltre le montagne. Tra poco avrebbero dovuto rimettersi in viaggio.

La ragazza sbadigliò cercando di scacciare il sonno. A differenza dei fratelli non aveva combattuto fino allo stremo delle forze e per quello aveva deciso di rimanere sveglia per loro, ma la battaglia di due giorni prima contro quello Shikamaru l'aveva lo stesso indebolita. Alla fine lui l'aveva lasciata vincere, arrendendosi... «Un'altra cosa che devo ancora capire», pensò, ma si ricordò presto di questioni ben più urgenti: dove si era cacciato Gaara?
«Meglio andare a cercarlo…».
Dopo una breve esplorazione dei dintorni lo trovò appoggiato su delle rocce dall'aspetto abbastanza scomodo. Eppure stava senza dubbio dormendo…ma perché si era nascosto l , invece di rimanere nei pressi dell'accampamento?
Probabilmente il fratello aveva agito cos per abitudine, nel timore che qualcuno potesse assassinarlo nel sonno. Forse, Gaara aveva deciso di allontanarsi anche per assicurare loro un certo vantaggio per fuggire, se Shukaku fosse uscito allo scoperto. Ma soprattutto, Temari credeva che Gaara volesse proteggere se stesso.
Eppure la sabbia avrebbe dovuto agire automaticamente, in caso lui venisse attaccato… Solo allora Temari se ne rese conto: la sabbia, da lui solitamente trasportata sotto forma di una gigantesca giara, si era dispersa sul luogo della battaglia.
«Ma la sua arma più potente è ancora nascosta dentro di lui…», pensò Temari.
Il suo sguardo si posò sugli occhi contornati di nero del fratello, sopra i suoi capelli rossi come il sangue delle sue innumerevoli vittime, per poi indugiare sul segno inciso in modo indelebile sulla sua fronte. Temari si era sempre chiesta come se lo fosse procurato…né lei né Kankurou avevano mai trovato il coraggio di chiederlo, e Gaara naturalmente non aveva dato spiegazioni in proposito. I due fratelli maggiori sapevano solo che quel simbolo era in qualche modo legato all'"incidente" di tanti anni prima, quello in cui loro zio Yashamaru era rimasto ucciso.
Ciò che sapevano con certezza era che da quel giorno Gaara cambiò. Temari non poteva ricordare un solo momento in cui non avesse provato paura in vicinanza del fratello, ma dopo la morte di Yashamaru lo sguardo di Gaara diventò ancora più freddo e distante. E da allora, nessuno era più riuscito ad avvicinarlo.
Dopotutto, Gaara era stato tradito dall'unica persona che credeva gli volesse bene…
Guardando di nuovo il fratello che dormiva, Temari si accorse che non provava più paura. Non sapeva come spiegarlo ma un nuovo sentimento aveva sostituito il timore, e questo la confondeva.
Dopo vari minuti durante i quali era rimasta ad osservarlo, Gaara non dava ancora segni di volersi svegliare. Temari aveva notato che la sua espressione era severa anche nell'incoscienza…non sapeva come il fratello fosse riuscito a dormire, ma si rese conto che Gaara non avrebbe mai potuto abbassare completamente la guardia neanche nel sonno. Se lo avesse fatto, il demone che lo possedeva fin dalla nascita avrebbe preso il sopravvento e si sarebbe servito di lui, distruggendo pian piano la sua personalità.
Allo sguardo attento di Temari non erano sfuggiti i pugni serrati e le palpebre che di quando in quando si stringevano, come se Gaara stesse combattendo contro un nemico invisibile.
«E va bene, credo che lo lascerò dormire ancora un po'», decise la kunoichi, e senza fare il minimo rumore usc dalla stretta conca rocciosa in cui l'aveva trovato.
In quel momento avvert dei passi dietro di lei…possibile che qualche jounin di Konoha li avesse seguiti fin là? Ritrovando in un attimo la freddezza di sempre Temari si girò di scatto, la mano protesa verso il gigantesco ventaglio che portava sulla schiena: se necessario era pronta a combattere… Ma davanti a lei vide solo Kankurou.
Il fratello alzò un sopracciglio, sconcertato dalla fulminea reazione di Temari, poi le fece cenno di seguirlo. Dopo essersi allontanato di una ventina di metri il ragazzo si voltò verso di lei, parlandole con un mezzo sorriso: «Non dovresti essere cos tesa...ormai siamo quasi arrivati nel Paese del Vento! Comunque ero venuto a dirti che ci penso io a stare di guardia, dato che tu sarai stanca».
«A quanto pare Gaara ha intenzione di recuperare tutto il sonno perduto da quando è nato... », aggiunse Kankurou a bassa voce.
La kunoichi avrebbe dato qualunque cosa per qualche ora di sonno, quindi accettò la sua proposta con gratitudine, anche se non lo diede a vedere, e si distese sul giaciglio che il fratello aveva apprestato la sera prima.
Kankurou si arrampicò invece su un albero leggermente più alto degli altri, una buona postazione per tenere sotto controllo un'area di un centinaio di metri. «Dovrò tenere gli occhi ben aperti…», pensò, mentre appoggiava accanto a sé il fardello che portava abitualmente sulle spalle. «Se ci attaccassero all'improvviso sarà meglio tenere Karasu a portata di mano», e dicendo questo allentò un po' le bende che ricoprivano la sua letale marionetta da combattimento.
Il sole nel frattempo era sorto, e grazie alla luce del giorno si potevano scorgere le sabbie dell'immenso deserto che occupava gran parte della sua terra natia. Dal suo nascondiglio, Kankurou calcolò che per raggiungere il confine avrebbero impiegato meno di un giorno, una volta che Temari avesse recuperato le forze.

CONTINUA…