ATTENZIONE! Leggendo questa fanfic troverete pesanti spoiler se non siete ancora arrivati al 16° volume del manga (più precisamente al capitolo 140), o se non avete visto fino alla puntata 81 dell'anime!
P.S. Questa è la versione ampliata, riveduta e corretta della storia che prima si intitolava "Ritorno a Casa".
Un nuovo vento al tuo fianco
Capitolo 4
Gaara aveva agito d'impulso. Quella sera si sentiva più inquieto del solito e, senza neanche accorgersene, si era ritrovato nella camera dei suoi genitori. Quasi un'intera parete era occupata da un grande armadio alto fino al soffitto, e lui l'aveva aperto per prendere uno dei completi ancora conservati al suo interno. Dopodichè, si era spogliato dei suoi soliti abiti e l'aveva indossato; gli stava un po' grande ma poteva comunque andare. Infine era saltato dalla finestra fino al tetto più vicino, dove si sedeva spesso quando non poteva dormire.
Il nuovo vestito era abbastanza comodo, inoltre lo proteggeva meglio dal vento del deserto. A dire il vero la sabbia stessa poteva mantenere costante la temperatura del suo corpo, ma la tecnica dell'armatura di sabbia richiedeva un grande dispendio di chakra; quindi, Gaara la usava solo se veramente costretto.
Ma il ragazzo non si era di certo cambiato perché quella sera sentisse freddo.
Indossando la nuova divisa Gaara provava una strana sensazione…come quando si riesce in qualcosa che agli occhi degli altri era sembrata impossibile. Rivolto il viso alle stelle, la sua espressione sembrò dire: «Visto che sono ancora qui?». Dopodichè, il genin rientrò in casa per riposare qualche ora in vista della missione dell'indomani.
Gaara non si era accorto che, anche se per pochi minuti, Temari era rimasta ad osservarlo.
Il villaggio era ancora addormentato quando la ragazza si svegliò per preparare la colazione.
Gli unici suoni che si potevano udire erano spezzoni di frasi rubate dal vento ad altri ninja che, come loro, quel giorno sarebbero dovuti partire per qualche missione.
Dopo neanche mezz'ora, anche Gaara scese in cucina rivolgendo alla sorella un cenno di saluto, poi si sedette ad aspettare che lei finisse di cucinare. Temari notò che il fratello indossava di nuovo il vestito della sera prima, ma proprio quando stava per chiedergli una spiegazione sent dei passi strascicanti: Kankurou si era svegliato, finalmente!
Una volta scese le scale il ragazzo entrò nella sala con gli occhi ancora mezzi chiusi dal sonno, mormorando «Buon giorno» tra uno sbadiglio e l'altro.
Temari girò leggermente la testa per osservare la sua reazione di fronte al nuovo abbigliamento di Gaara, ma passò qualche istante prima che lui si fosse svegliato a sufficienza per accorgersi della novità. Quando questo accadde Temari per poco non scoppio a ridere.
Kankurou non riusciva a nascondere la sorpresa, e stava fissando Gaara cos intensamente che l'altro gli lanciò un'occhiataccia. Il ragazzo trasal distogliendo lo sguardo, ma con la coda dell'occhio continuò a scrutarlo.
«La faccia sbalordita di Kankurou è impagabile! Credo proprio che non chiederò nulla a Gaara, dopotutto sono quasi sicura di aver capito perché si è vestito cos …». Con un sorriso, la ragazza portò finalmente da mangiare a tavola e si sedette di fronte ai fratelli.
«Forse dovrei scegliermi anche io una nuova divisa», pensò la kunoichi, «dopotutto ormai sono una donna!». Ovviamente, il suo scopo ultimo era quello di far colpo su qualche bel ragazzo, magari durante il prossimo esame per la selezione dei chuunin…molti dei giovani di Konoha gli erano sembrati parecchio carini, se non altro. Temari non poté trattenersi dal ridacchiare e Kankurou, guardandola ridere senza apparente motivo, ebbe un'ulteriore conferma di ciò che pensava da tempo: la sua famiglia non era del tutto normale.
Poi, con un sospiro rassegnato, rivolse finalmente la propria attenzione alla ciotola davanti a sé.
Quando i tre finirono di fare colazione dalla finestra della cucina entrava già qualche raggio di sole: la giornata si preannunciava più calda che mai. Come se non bastasse, quel giorno sarebbero dovuti partire per una missione di livello B abbastanza pericolosa, perciò si prepararono in fretta per recarsi dal funzionario del Daimyo che avrebbero dovuto scortare fino ad una città vicina.
I tre figli del defunto Kazekage ultimamente si erano allenati molto insieme, imparando a coordinare le loro tecniche in modo da potersi avvantaggiare l'uno delle capacità dell'altro. La loro formazione in battaglia di solito prevedeva che Gaara e Temari rimanessero al centro dell'azione per distrarre il nemico, mentre Kankurou si sarebbe nascosto nelle vicinanze; dalla sua postazione, il marionettista avrebbe potuto utilizzare Karasu per cogliere gli avversari di sorpresa. Questa tattica aveva anche un altro importante vantaggio: permetteva a Temari di concentrarsi esclusivamente sull'attacco.
Durante gli allenamenti, infatti, la ragazza aveva scoperto che lo scudo di sabbia proteggeva automaticamente anche lei, almeno finché fosse rimasta a stretto contatto con Gaara. Di conseguenza il suo controllo del vento, che incanalava a piacimento col ventaglio, stava diventando sempre più efficiente. Non che potesse rivaleggiare con l'abilità di Gaara nel padroneggiare la sabbia, Temari lo sapeva bene… Il fratello minore sembrava imparare nuovi jutsu ogni giorno che passava!
In ogni caso, la missione di quel giorno andò a buon fine senza che si verificasse nessun incidente, quindi i tre non ebbero occasione di provare le loro nuove tecniche in un combattimento vero e proprio.
La sera del secondo giorno dalla loro partenza per la missione, i nostri genin si trovavano già sulla strada del ritorno. Arrivati al Villaggio della Sabbia, notarono però qualcosa di anomalo: come mai le vie e le piazze della città erano già vuote? Solitamente, gli abitanti di Suna approfittavano della frescura della sera per uscire a svolgere quelle attività che sarebbero state troppo faticose durante il giorno, ma stranamente sembrava che tutti si fossero rifugiati in casa per chissà quale ragione.
Quando Temari e Kankurou cominciarono a mostrare segni di disagio, Gaara si accorse della loro preoccupazione e diede loro un indizio: «Guardate la luna…».
Allora, tutto fu chiaro.
Kankurou sbuffò contrariato, ma non disse niente. «Di cosa hanno paura?!», protestò invece indignata Temari, ma si calmò quando Gaara parlò di nuovo: «Non fa niente».
Quella sera cenarono insieme come ormai facevano sempre, ma presto i due genin più grandi iniziarono a sbadigliare; durante il viaggio non avevano mai dormito decentemente e avevano camminato per chilometri, quindi non vedevano l'ora di andare a letto. Augurata la buona notte a Gaara, Temari e Kankurou si ritirarono ognuno nella propria stanza.
«Oggi la luna è piena…proprio come quando Yashamaru è morto», Temari non poté evitare di pensare, «Questa notte Gaara non dormirà».
Nonostante la stanchezza, la ragazza si accorse che non riusciva a prendere sonno…
Dopo che Temari e Kankurou erano andati a dormire, nella cucina calò il silenzio.
Gaara odiava la confusione, ma stranamente non si sent a suo agio una volta rimasto solo; inoltre, il calore accumulatosi durante il giorno all'interno della casa stava diventando più insopportabile ogni minuto che passava.
Gaara poteva fare soltanto una cosa: salire sul tetto più alto della propria casa. Lassù, almeno, il vento fresco della notte avrebbe potuto rendere meno spiacevole le lunghe ore di insonnia che l'aspettavano.
Seduto sulla superficie ruvida della terrazza, Gaara poteva osservare l'intero villaggio e il territorio che lo circondava. A quell'altezza il vento soffiava sibilando, e improvvise correnti d'aria si abbattevano di tanto in tanto sulle strade deserte, parecchi metri più in basso, sollevando mulinelli di sabbia. A parte i rumori del vento, un silenzio quasi assoluto sembrava aver tagliato quel luogo fuori del resto del mondo.
Tutto il villaggio era immerso nell'oscurità ma la luna piena, man mano che sorgeva più alta nel cielo, cominciava ad illuminarlo con riflessi argentei. In lontananza, dune di sabbia si alzavano ed abbassavano in un moto lento ma inesorabile… Il deserto era il suo regno, là fuori nessuno l'avrebbe più guardato in modo ostile, là fuori sarebbe stato invincibile.
Ma nel deserto sarebbe stato del tutto solo…
In quel momento, un rumore lo distolse dalle sue riflessioni. Gaara riconobbe subito il chakra alle sue spalle e si chiese cosa ci facesse Temari lassù a quell'ora, ma non disse nulla.
«Ehm…».
La sorella sembrava nervosa…e ha le sue buone ragioni per esserlo, pensò amaramente Gaara.
«Che cosa vuoi?» le chiese allora, senza voltarsi.
«Ecco…».
L'esitazione di Temari gli stava facendo perdere la pazienza.
«Anche te preoccupata per Shukaku? Lasciami solo», disse Gaara sempre rimanendo immobile.
Presa alla sprovvista, la ragazza si affrettò a spiegare: «Veramente ero solo venuta a portarti questa», e si avvicinò a lui tendendogli una coperta con un sorriso incerto.
Gaara si girò a guardarla ma la sua espressione rimase imperscrutabile, però prese la coperta e se la mise sulle spalle. Senza dire una parola il ragazzo tornò a contemplare la luna davanti a sé, mentre Temari rientrava in casa saltando agilmente attraverso la finestra più vicina, in qualche modo sollevata.
Nelle ore che seguirono Gaara si concentrò completamente nella sua solitaria battaglia contro Shukaku. La luna splendeva luminosa, proprio come quel giorno di sei anni prima, e sembrava infondere nel demone nuova energia… Gaara poteva sentire la sua impazienza, la sua sete di sangue che rischiava di travolgerlo…una voce silenziosa lo tentava con insistenza crescente, e il desiderio di lasciarsi andare aumentava minuto dopo minuto.
«Voglio riposare…», mormorò Gaara, sentendo che non avrebbe potuto trattenere la Reliquia della Sabbia un solo istante di più.
Le sue mani si mossero automaticamente, già in procinto di formare le posizioni per la tecnica del sonno del tanuki, che l'avrebbe indotto a dormire senza nessuna restrizione per Shukaku.
Prima forma.
«Perché dovrei preoccuparmi per loro?».
Seconda forma…le sue braccia gli ricaddero lungo i fianchi. Passarono vari minuti nel silenzio più assoluto…
Poi accadde qualcosa.
La sabbia intorno a Gaara sembrò avvolgerlo, all'inizio solo un turbine confuso ma che presto prese forma…la forma di quell'essere.
«No!» gridò Gaara, spalancando gli occhi proprio un attimo prima che lo spirito di Shukaku si impadronisse del suo corpo.
Nelle notti come quella, costi quel che costi, sarebbe dovuto rimanere sveglio.
Notando la sabbia che lo circondava, Gaara la radunò facendola sollevare con un semplice gesto della mano.
I granelli brillarono argentei in una spirale simile ad un ciclone in miniatura, e assunsero la forma di due visi. Il primo gli somigliava molto e sembrava fissarlo severamente; il secondo, invece, era identico a quello di una vecchia foto che da bambino Gaara aveva spesso rimirato per ore. Ma entrambi i volti svanirono rapidamente cos come erano apparsi.
Nella sabbia si intravide poi una terza figura: i suoi occhi erano gentili eppure distanti, e le sue labbra morenti ripeterono parole ancora difficili da dimenticare.
«Yashamaru…», sussurrò debolmente Gaara. Poi abbandonò la sabbia ai capricci del vento, che la fece disperdere trasportandola in alto, oltre le case del villaggio; gli ultimi granelli brillarono in lontananza, prima di scomparire del tutto.
Quella notte nessuna sagoma mostruosa si stagliò contro la luna, in cerca della sua preda; invece, sul tetto di una nota abitazione un ragazzo giaceva sdraiato, le braccia incrociate dietro la testa e gli occhi di una sfumatura tra il verde e l'azzurro socchiusi... Il segno rosso sulla sua fronte, che significava "amore", spiccava nella debole luce lunare.
Gaara si trovava ancora lassù quando l'alba dipinse d'oro il deserto, e sotto il cielo sempre più luminoso non poté fare a meno di ricordare… Ricordare i verdi boschi di Konoha e le foglie che vagavano senza riposo, come sabbia sollevata dal vento…come se volessero a tutti i costi raggiungere qualcosa.
Ma a volte, capitava che una foglia ribelle uscisse dal turbine impetuoso che la trasportava…proprio come quella che aveva scelto di posarsi su di lui, donandogli nuovamente la speranza. L'ombra di un sorriso passò sul viso di Gaara, ma fu solo un momento.
Poi, il ragazzo si alzò e inspirò profondamente il vento nuovo del mattino.
FINE
Dedico questo racconto a tutti coloro che, come me, sono rimasti affascinati da un personaggio complesso come Gaara, e soprattutto al mio ragazzo (Volvagia), che anche se non ama molto le fanfiction si è prestato come beta-reader… ;)
Inoltre ringrazio tantissimo Kinopio per la sua pazienza, dato che mi ha aiutato a tradurre questa fanfic in inglese.
Infine, se voleste vedere l'illustrazione che ho realizzato per questa storia, potete trovarla nel sito Il Fuoco e il Vento (il link lo trovate nel mio profilo).